domenica 6 settembre 2015

LE INDIMENTICABILI GENOA - ROMA 2-4: LA ROMANTICA E PERVERSA FRAGRANZA DI ZEMAN II




Espugnare il "Marassi" non è mai stata una missione troppo facile per i colori giallorossi. Sia contro la Samp, sia contro il Genoa. Per quanto riguarda la cronologica novela  dei match disputati nella tana del Vecchio Grifone il coefficente di difficoltà si è sempre rivelato molto alto perfino quando la Roma di Liddas, in una gloriosa giornata di maggio dell'83, conquistò il secondo scudetto proprio sul campo genovese dopo aver impattato per 1 a 1. A quella pagina fecero seguito, tra gli alti e bassi calcistici dei genoani, i gol di Nippo Nappi, romanista sfegatato che amava vendicarsi contro la sua squadra del cuore, quelli di Palacio e di Patatino Paloski, autori di un’incredibile “remuntada” che segnò la fine di Claudio Ranieri, quello all’ultimo minuto del modesto Pavel Kucka il quale tirò un irrispettoso e glaciale sgambetto all’altezzoso Luis.
Pertanto, poche partite hanno quel non so che di romantico e calcisticamente magico come quel Genoa – Roma 2 a 4 in cui trasuda ancora oggi tutto il perverso fascino di Zeman II, una romanzo sportivo pieno di eroi negativi quanto affascinanti. L’inizio di gara è a dir poco devastante per i giallorossi. Un film horror con la squadra di De Canio già sul 2 a 0 dopo un quarto d’ora di gioco grazie agli acuti del solito Kucka e a Jankovic (che colpisce pure un legno). Il Boemo rimane ovviamente imperturbabile come un ghiacciolo lasciando le urla e gli sbracciamenti al fido Cangelosi. Il medico gli ha imposto pure di non fumare più in panca e quindi il Maestro non può neanche rompere la tensione ricorrendo al suo hobby preferito dopo il calcio. Si teme un’imbarcata umiliante come già avvenuto qualche giorno prima in casa della Juve ma, improvvisamente, avviene uno di quei paradossi calcistici che possono verificarsi, nel bene e nel male, soltanto con Sdengo seduto in panchina. Tutto d’un tratto er pòro Piris si ricorda di essere un giocatore di pallone e lancia Totti in area, girata di destro al volo del Capitano e un ormai bolso Frey è battuto. 



Sono passati soltanto 27 minuti di gioco ma l’impressione sempre più nitida è quella di ritrovarsi di fronte a una partita di quelle pazze. 44’: la Roma continua a premere e questa volta è Totti a ricambiare il favore innescando Pirissetto che, di prima, centra in area per Osvaldo. Un mezzo Scorpione e Frey va di nuovo a raccoglier palla in fondo al sacco. 2 – 2! Non sto vedendo la partita ma, avvertito il boato al di fuori del ristorante in cui sto cenando, mi affido alla radio del mio cellulare e quando ascolto il risultato mi rendo conto che era la Roma a star sotto di due gol. Secondo tempo: il Genoa accusa il colpo e il calcio di Zeman si propaga nel rovente ambiente di Marassi come l’acqua impetuosa scaturita da un tubo rotto dalla pressione della stessa. Al 56’angolo battuto da Florenzi. Ne viene fuori una palla pennellata sul capoccione di Osvaldone che buca la porta del Grifone per la terza volta. Una sconfitta già scritta che si trasforma in una inaspettata “remuntada” giallorossa. “Feliz dia mà!Te amo” recita la maglia che l’ariete argentino porta sotto la casacca. Gli auguri di compleanno alla madre. Sicuramente portano meglio del “Vi ho purgato anch’io” esposto in un derby. Zeman continua a rimanere glaciale. Tutti gli saltano addosso, persino quella sfinge di Stekelenburg, un pò come quando i bambini salgono a far bisboccia sopra una quercia rugosa e piena di saggezza ma lui è lì. Fermo e monoespressivo. Non è finita. A fargli da contraltare ci pensa il campo, il gioco, la velocità, le verticalizzazioni che fino a quella sera erano latitante in quello spicchio iniziale di stagione. Il Vecchio Grifone tracolla e, rimasto in dieci per un infortunio occorso a Borriello, va definitivamente ko sul sinistro al volo di Erik Lamela che blocca lo score sul definitivo 2 a 4. Marassi è espugnato e io mi ritrovo in fuga dal ristorante alla disperata ricerca di qualche highlight della partita con buona pace della mia compagna laziale. A quel Genoa – Roma seguirà qualche sconfitta cocente (Parma e Lazio su tutte), un filotto vincente culminato nei quattro gol rifilati al Milan all’Olimpico fino all’ammutinamento e alla disastrosa papera di Goicoechea contro il Cagliari che porrà la mesta fine al sogno proibito di Zeman II.




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