martedì 1 dicembre 2015

DOSSIER: 4 ANNI DI RIVOLUZIONI A VITTORIE 0


Dopo aver assistito al big match di ieri sera tra Napoli e Inter, paragonando le prime della classe alla Roma vista contro il Barcellona e contro l'Atalanta, ritengo naturale avvertire un amarognolo retrogusto in bocca. Pur essendo ancora a Novembre ci sembra ormai che il campionato da vincere per mancanza di avversari stia prendendo invece la consueta piega del fallimento molto anticipato. Squadra arrendevole, errori tecnici e tattici, uscite scomposte nelle dichiarazioni da parte di allenatore e dirigenti, un tecnico che rischia di non mangiare il panettone, un Presidente che non si vede a Roma da più di 160 giorni, uno stadio ormai simile a una chimera, infortunati a iosa, contestazioni che stavolta, complice anche la situazione Curva Sud, potrebbero diventare roventi. 

Eppure, a nostro parere, a Trigoria la chance di costruire una squadra forte in quattro anni c'è stata. Soltanto che la società non ha colto o forse non ha voluto cogliere il modus aedificandi di un grande organico. 

Prendiamo ad esempio il Napoli, che comunque ha rinunciato ai suoi uomini di punta, Cavani e Lavezzi, per rimpinguare le casse dopo un miniciclo da Champions League esauritosi perchè ancora gli azzurri non erano una grande squadra. Ebbene, dopo lo smantellamento dell'attacco, si è mantenuto Hamsik (lo voleva l'Inter) e i proventi dalle cessioni eccellenti sono stati investiti su un bomber vero (Higuain) in calo nel Real Madrid ma ancora giovane per potersi ricostruire una grande carriera a suon di gol in Italia e per diventare un uomo squadra a 360 gradi alle pendici del Vesuvio. 

Lo stesso Higuain, non venduto da De Laurentis la scorsa estate al termine di una stagione deludente e nonostante le perplessità del giocatore, è stato invece supportato (senza invidie o malelingue) dagli ottimi comprimari quali Insigne, Callejon, Mertens, Ghoulam mentre, al tempo stesso, si è iniziato ad aggiungere un piccolo tassello dove serviva per far girare sempre meglio l'ingranaggio in ogni reparto. Rafael non ha convinto? Torna Pepe Reina. Maggio invecchia? Ecco Hysaj. Jorginho stenta? Ci pensa Allan. La difesa era il punto debole dello scorso anno? Avanti con Chiriches che può addirittura fare pure il panchinaro di lusso. Benitez ha fatto flop? Chiamiamo uno tra i migliori tecnici dell'ultima stagione, uno preparatissimo, che ha voglia di lavorare sodo e che parla poco, uno che il calcio italiano lo conosce a fondo perchè viene da una gavetta sui campi di provincia durata anni. Infine il Presidente: De Laurentis non sarà simpatico ma almeno è presente nel bene e nel male e ha avuto la dignità di dire: "Rimaniamo al San Paolo" senza strombazzare proclami ai quattro venti  con le vittorie e lo stadio nuovo. Forse, alla fine della storia, il Napoli non vincerà lo Scudetto perchè troppo Higuain dipendente, ma siamo convinti che il lavoro svolto dalla dirigenza è stato corretto. Le Coppe nazionali meritatamente conquistate sul campo corroborano le nostre ipotesi.

Veniamo invece alla Roma americana, presentatasi fin dal primo anno con strombazzi e proclami:

  
l'impianto consegnato a Luis Henrique (non lo guardiamo adesso al Barcellona con il MSN; nel 2011 era semplicemente un tecnico che fino ad allora aveva allenato la squadra Primavera, che ignorava le regole del calcio italiano e che, invece, è stato incoscientemente buttato nella mischia della Serie A) è composto da giovani promettenti ma poco combattivi (Lamela, Bojan, Pjanic, Borini, l'unico grintoso che sarà sacrificato in nome della plusvalenza), da un bomber pure bravino ma sregolato per essere un uomo squadra (Osvaldo), da alcuni veterani bolliti (Gago, Heinze, Pizarro, Perrotta, Taddei, Burdisso), e da diversi inadeguati (Stek, Kjaer, Jose Angel, Rosi). Ovvio riporre tutte le speranze sul solo Totti.



2012: l'anno di Zeman II, fatto tornare alla Roma anche per acquietare i bollenti spiriti di una tifoseria umiliata per tutta la stagione precedente. La vecchia guardia, tranne il Capitano e DDR, è ormai tutta smantellata e, senza coppe europee da disputare, si comprano speranze o qualche buon giocatore. Non uomini scudetto. Arrivano Balzaretti, che non mantiene le aspettative dopo l'ottimo europeo, Destro, stellina del Siena dal carattere volubile, il discreto Castan, il cavallo di ritorno Florenzi ma soprattutto (e qui Sabatini fa il colpaccio) il giovane Marquinhos, l'unico ad avere lo spessore giusto per far cambiare marcia alla squadra. Il resto sono uomini di secondo o terzo piano: Goicoechea, Bradley, Piris, Taxi, Marchigno. I tasselli dell'anno precedente (Lamela, Pjanic, Osvaldo e Stek) o sono incostanti o deludono o fanno discutere. Risultato: fuori da tutto un'altra volta e Coppa in faccia dalla Lazio.


2013: la svolta. Arriva Garcia e con lui Benatia. Con Marquinhos e Castan sarebbe una difesa da titolo ma il brasiliano è venduto al PSG. Arriva Maicon e finchè regge fisicamente, a destra si va bene. Dopo i primi guai rieccoci a dipendere da figure di secondo piano come Torosidis o Dodò quando si rompe pure Balzaretti. Strootman è un altro uomo scudetto ma la sfiga ce lo porta via a Gennaio. A sostituirlo arriva comunque Nainggolan. Pjanic va a sprazzi. Esplodono Gervinho e Florenzi. Destro sta quasi sempre out per infortunio. La squadra comunque è compatta e la Champions stavolta arriva.


2014: altra cessione che sconquassa un'ottima difesa. Via Benatia, uomo simbolo della prima Roma di Garcia. Al suo posto il secondo noi acerbo Manolas. Castan va fuori per un anno e riecco gli uomini di secondo piano come Mapou e Astori. Sulle fasce, senza Maicon e Balzaretti, è un martirio tra Torosidis e Holebas (terribile). De Sanctis dà segni di invecchiamento, Pjanic ancora a sprazzi e senza Strootman, in mezzo,la coperta è perennemente corta. Il buon avvio di Florenzi, Totti, Destro (ceduto a Gennaio al Milan) e Ljajic tiene a galla i giallorossi che però, dopo la pausa di Natale,si sgonfiano conquistando la Champions soltanto per un mezzo miracolo nel derby. 

Il 2015 lo abbiamo tutti sotto agli occhi...speriamo soltanto di sbagliarci e di chiedere scusa per quanto scritto sopra.

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