venerdì 25 dicembre 2015

LE INDIMENTICABILI: ROMA - SLAVIA PRAGA - LA BEFFA DI VAVRA




Roma - Slavia Praga...minuto 114' del secondo tempo supplementare...il diagonale di Vavra è in apparenza innoquo quanto, in realtà, insidioso. Cervone la battezza fuori ma la palla si infila placidamente in rete per l'incredulità dell'estremo romanista e la gioia incontenibile dei giocatori cechi. Sfuma in questa maniera, di fronte ad un Olimpico di colpo ammutolito, la qualificazione della Roma alla semifinale di Coppa Uefa 95/96. Insieme al passaggio del turno sfumano anche i sogni di gloria di tantissimi tifosi accorsi allo stadio a sostenere l'undici di Mazzone che quella sera la gloria se la stava guadagnando dopo aver clamorosamente ribaltato il 2 a 0 della gara di andata con una grandissima partita, forse tra le più commoventi di sempre.  

Ma andiamo con ordine: 19 Marzo 1996, allo stadio Olimpico si gioca la partita di ritorno tra Roma e Slavia Praga, quarti di finale di Coppa Uefa. La squadra di Mazzone è chiamata a fare il miracolo per ribaltare la secca sconfitta rimediata quindici giorni prima tra i ghiacci di Boemia. L'atmosfera è elettrizzante con 65.000 supporters giallorossi accorsi ad incitare i propri beniamini con canti e scenografie. La partita si dimostra però subito complicata con lo Slavia asserragliato in difesa a difendere il doppio vantaggio e pronto a lanciare il contropiede sfruttando l'estro di Karel Poborsky (futuro laziale) e la velocità del longilineo Smicer. Frantisek Cipro, tecnico della squadra ceca, ha infatti preparato una gabbia per contenere la rapidità di Carboni e Moriero e le giocate del giovane Totti. Il risultato è che per tutto il primo tempo la Roma non crea profondità e il muro eretto dallo Slavia appare invalicabile. La Roma prova a sfondare per vie centrali ma Giannini e Di Biagio finiscono per non trovare alcun punto di riferimento. L'unico sussulto è dato proprio da una conclusione di Di Biagio con la sfera che prima rimpalla sulla gamba di Suchoparek e che poi si stampa sul palo con Stejskal battuto. A questo punto si sveglia anche lo Slavia che approfittando di una Roma sbilanciata in avanti, colpisce in contropiede prima con Smicer (erroraccio di Tarzan Annoni) e poi, in finale di tempo, col solito Poborsky. Cervone, attentissimo, riscatta con due belle parate le insicurezze mostrate quindici giorni prima.



Nell'intervallo il Sor Carletto cambia le carte in tavola togliendo un Fonseca evanescente per inserire un grintosissimo Cappioli, una furia nello strappare palloni preziosi agli avversari quanto sfortunato a vedersi negare il gol di testa da Penicka. La mossa si rivela comunque azzeccata perchè Cappioli porta velocità alla manovra dei giallorossi che cominciano così a sfaldare il fortino dei praghesi. Al 60' la svolta: Moriero porta in vantaggio la Roma con una bella conclusione dalla distanza. L'Olimpico ruggisce infondendo la carica agli uomini di Mazzone. La manovra dei giallorossi diventa più incalzante e Giannini sale in cattedra. Il raddoppio è nell'aria. Minuto 82': punizione battuta da Balbo dal vertice destro. La traiettoria è precisa proprio sulla testa di Giannini che si avvita e batte imparabilmente Stejskal per il 2 a 0. La scena è una tra le più belle di sempre: il Principe corre sotto la Sud e si toglie la maglia. Totti gli si avvinghia dietro e poi tutta la squadra, massaggiatori inclusi. Il risultato dell'andata è ribaltato. L'Olimpico è una bolgia infernale. Ma non basta. Nel corso dei tempi supplementari serve il colpo del ko che arriva al minuto 99' di una partita dalle emozioni intense. Break romanista, Totti prende palla a metà campo, millimetrico lancio in profondità di destro per Moriero che, in corsa, fa secco Stejskal sul palo più lontano. 3 a 0. L'apoteosi e giro di campo per il marcatore con tutto lo stadio in visibilio. La Roma è in semifinale.

A questo punto sembrerebbe fatta ma purtroppo c'è ancora spazio per il fulmine a ciel sereno. Mancano soltanto sei minuti alla fine quando Vavra lascia partire quel lento, maledetto diagonale che inganna Cervone spedendo la Roma e i suoi impagabili tifosi all'Inferno. Quell'insidiosa conclusione pone la parola fine all'avventura giallorossa di Carlo Mazzone e all'epopea di Capitan Giannini. Ma quella partita è rimasta indimenticabile per l'attaccamento alla maglia di tutti i protagonisti in campo e per il tifo incessante di una Curva Sud da brividi. 



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