venerdì 29 aprile 2016

PERCHE' NON SI PUO' PRESCINDERE DA UN NINJA? VE LO SPIEGHIAMO IN 30 RIGHE...



Il ninja sa che l'invisibilità è una questione di pazienza e di agilità”, asseriva Henri Ducard in Batman Begins. E la pazienza, assieme alla capacità di dribblare le difficoltà della vita, nella perigliosa strada di Radja Nainggolan, è una costante che torna sempre. Fin dai tempi del Germinal Beerschot, squadra della natia Anversa, dove la sua parabola ha inizio. Alle spalle una dura esistenza familiare che lo porta a correre fin dai primi giorni mano nella mano con la sorella gemella. In Nainggolan coesistono due anime: quella Orientale e quella Occidentale: la forza spirituale e la ribellione. Sono doti che non passano inosservate al procuratore Beltrami, il fratello che non sa di avere e che gli cambia la vita all’improvviso. Deve correre Radja, correre e saltare l’uomo finchè la strada lo conduce lontano, in riva al Grande Fiume, vestendo la maglia dei rossi di Piacenza. Non è neanche maggiorenne, nessuno ripone fiducia in quell’esile ragazzino dagli occhi chiari e dal taglio che lo legano a terre così lontane dalla “Bassa”. Ma un ninja conosce bene l’arte dell’essere invisibile per poi colpire duro. E la Serie B gli calza col pennello. In cadetteria si suda, si lotta e si dribbla…38 partite su 42 e tre gol che contribuiscono a salvare la propria squadra dai gorghi della serie C. L’anno successivo 21 presenze e una rete. Roba che in riva al Po non si vedeva dai tempi di Piovani. Ma Radja deve correre, perché la sua strada è ancora lunga. E allora c’è un ponte che da Piacenza porta direttamente sopra un’isola, destinazione Cagliari, passione verace di un popolo fiero. Ma soprattutto è il ponte che porta il nostro in Serie A, passando attraverso le tempeste della vita, sempre mano nella mano con la sorella. La massima serie è dura ma mister Bisoli è una vecchia pellaccia che sa riconoscere gli uomini con gli attributi…prima, seconda, terza stagione…sempre in salita e sempre più veloce. Radja corre, dribbla, mena e segna pure. 131 presenze e 7 reti, 298 tackle vinti. La Juve fiuta l’affare, il Manchester City prepara i soldoni. Ma lui no, ama la Sardegna e vuole rimanerci. Ha trovato l’amore e la gioia della paternità. In mezzo alle nebbia non si torna. Ma il Cagliari purtroppo deve vendere e la corsa di Radja riprende su quella strada meno impervia ma sempre scoscesa che lo porta sotto al Colosseo, sponda giallorossa. La maglia della Roma gli calza a pennello. Nessuno ha più pazienza dei tifosi romanisti. Forza e fierezza. In mezzo al campo diventa subito uno di casa e la sua cresta si erge imperiosa in come il pennacchio di un centurione. Lotta, suda, corre, segna e ci mette la faccia…sempre. Anche Wilmots, il ct del Belgio che all’inizio lo snobbava, l’ha capito. E Radja non si ferma mai onorando sempre la maglia, il campo e i microfoni con quel vago accento romanesco acquisito chissà dove. Di lui dice il vecchio Bisoli: “Mi bastarono pochi allenamenti per capire che era fortissimo. Andai dal presidente e gli chiesi di non venderlo. Mi accontentò. Nainggolan lo vogliono in tanti perché è completo, fa le due fasi con estrema naturalezza, ha un buon tiro, un lancio lungo incredibile, soprattutto ha una forza di gambe nei primi tre metri pazzesca, non sbaglia tanti passaggi, recupera una quantità incredibile di palloni. Credo che davanti alla difesa dia il meglio, ma anche da mezzala sinistra gioca bene”. Ecco perché uno come Radja Nainggolan non bisognerebbe venderlo mai.

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