“Il ninja sa che
l'invisibilità è una questione di pazienza e di agilità”, asseriva
Henri Ducard in Batman Begins. E la pazienza, assieme alla capacità di
dribblare le difficoltà della vita, nella perigliosa strada di Radja
Nainggolan, è una costante che torna sempre. Fin dai tempi del Germinal Beerschot,
squadra della natia Anversa, dove la sua parabola ha inizio. Alle spalle una
dura esistenza familiare che lo porta a correre fin dai primi giorni mano nella
mano con la sorella gemella. In Nainggolan coesistono due anime: quella Orientale e quella
Occidentale: la forza spirituale e la ribellione. Sono doti che non passano
inosservate al procuratore Beltrami, il fratello che non sa di avere e che gli
cambia la vita all’improvviso. Deve correre Radja, correre e saltare l’uomo
finchè la strada lo conduce lontano, in riva al Grande Fiume, vestendo la
maglia dei rossi di Piacenza. Non è neanche maggiorenne, nessuno ripone fiducia
in quell’esile ragazzino dagli occhi chiari e dal taglio che lo legano a terre così
lontane dalla “Bassa”. Ma un ninja conosce bene l’arte dell’essere invisibile
per poi colpire duro. E la Serie B gli calza col pennello. In cadetteria si
suda, si lotta e si dribbla…38 partite su 42 e tre gol che contribuiscono a
salvare la propria squadra dai gorghi della serie C. L’anno successivo 21
presenze e una rete. Roba che in riva al Po non si vedeva dai tempi di Piovani.
Ma Radja deve correre, perché la sua strada è ancora lunga. E allora c’è un
ponte che da Piacenza porta direttamente sopra un’isola, destinazione Cagliari, passione verace di un popolo fiero. Ma soprattutto è il ponte che porta il
nostro in Serie A, passando attraverso le tempeste della vita, sempre mano
nella mano con la sorella. La massima serie è dura ma mister Bisoli è una
vecchia pellaccia che sa riconoscere gli uomini con gli attributi…prima, seconda,
terza stagione…sempre in salita e sempre più veloce. Radja corre, dribbla, mena
e segna pure. 131 presenze e 7 reti, 298 tackle vinti. La Juve fiuta l’affare,
il Manchester City prepara i soldoni. Ma lui no, ama la Sardegna e vuole
rimanerci. Ha trovato l’amore e la gioia della paternità. In mezzo alle nebbia
non si torna. Ma il Cagliari purtroppo deve vendere e la corsa di Radja riprende su quella strada meno impervia ma sempre scoscesa che lo porta sotto al
Colosseo, sponda giallorossa. La maglia della Roma gli calza a pennello. Nessuno
ha più pazienza dei tifosi romanisti. Forza e fierezza. In mezzo al campo diventa
subito uno di casa e la sua cresta si erge imperiosa in come il
pennacchio di un centurione. Lotta, suda, corre, segna e ci mette la faccia…sempre.
Anche Wilmots, il ct del Belgio che all’inizio lo snobbava, l’ha capito. E
Radja non si ferma mai onorando sempre la maglia, il campo e i microfoni con
quel vago accento romanesco acquisito chissà dove. Di lui dice il vecchio
Bisoli: “Mi
bastarono pochi allenamenti per capire che era fortissimo. Andai dal presidente
e gli chiesi di non venderlo. Mi accontentò. Nainggolan lo vogliono in tanti
perché è completo, fa le due fasi con estrema naturalezza, ha un buon tiro, un
lancio lungo incredibile, soprattutto ha una forza di gambe nei primi tre metri
pazzesca, non sbaglia tanti passaggi, recupera una quantità incredibile di
palloni. Credo che davanti alla difesa dia il meglio, ma anche da mezzala
sinistra gioca bene”. Ecco perché uno come Radja Nainggolan non bisognerebbe venderlo
mai.
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